Una Capitale di cultura e multicultura?

Una Capitale di cultura e multicultura?

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Mitu Riva

Mitu Riva

07 febbraio 2023

In occasione dell’inaugurazione di Bergamo Brescia Capitale della cultura 2023 ho avuto l’opportunità di conoscere Bouchra Gzouly, mediatrice ed esperta formatrice in campo di mediazione. Il suo percorso scolastico è iniziato in Marocco, dove si è diplomata in Lettere e Scienze Umane. Ha proseguito poi la sua formazione in Italia, dove ha seguito diversi corsi riguardanti la mediazione e l’approccio interculturale. A oggi è iscritta al corso di laurea in Lingue e letteratura all’Università di Bergamo e lavora per la cooperativa Ruah.

In qualità di esperta di multiculturalità e di cittadina residente a Bergamo da trent’anni mi è sembrato interessante chiederle di condividere le sue impressioni rispetto alla città, quest’anno sotto i riflettori e riconosciuta come polo culturale importante. Come vede dal suo osservatorio la città? Come cultura e multicultura si integrano? Quali sono le nuove sfide culturali a Bergamo? Queste sono solo alcune delle domande che proprio l’occasione della manifestazione di fine gennaio mi ha suggerito. Desidero condividere le sue risposte con tutti i lettori di Babel.

A Bergamo Bouchra, in quanto “nuova arrivata”, ha avuto un’esperienza positiva fin da subito. La ritiene una città aperta, anche se ammette che la strada per l’inclusione senza pregiudizi e stigmi sociali è ancora lunga. Mi fa l’esempio dei giovani di seconda generazione che vivono il conflitto tra la loro cultura d’origine e quella italiana e bergamasca. L’adolescenza è già di per sé un momento lacerante, in cui l’identità viene messa in discussione, così come la famiglia e, di riflesso, il tessuto sociale. Il pensiero di una scelta dicotomica – o la cultura di provenienza o quella del Paese d’adozione – mette tanti di questi ragazzi in crisi. Quest’anno, per Bouchra, è forse l’occasione per avviare processi diversi, il pretesto per trasmettere, per esempio, che non c’è bisogno di scegliere una cultura specifica.

Si augura che oltre ad eventi folcloristici bergamaschi la cultura si declini anche in valorizzazione della multiculturalità. Sono tante le comunità immigrate a Bergamo che si possono coinvolgere in questo processo. Tante di queste sono organizzate anche in associazioni e si propongono tra gli obiettivi proprio fini divulgativi e culturali. Mi racconta dell’associazione di cui fa parte: “Alternativa”.

Si tratta di un’associazione di promozione sociale (ASP), costituita da persone che vivono in diverse parti d’Italia, di origine marocchina. I membri lavorano in Italia in ambito sociale e sono bilingue. “Alternativa” fa da filo conduttore anche tra altre associazioni.

Il suo obiettivo è affrontare problematiche sociali attuali, come quelle per cui soffrono le persone straniere nel paese d’accoglienza. Bouchra cita l’esempio dei bambini stranieri che non riescono a raggiungere il livello scolastico minimo e, quindi, vengono considerati non adeguati oppure di quelli che arrancano nel conseguire gli obiettivi minimi del programma scolastico del Paese d’accoglienza. Spesso fa notare come in questi casi ci si riduca a svolgere una valutazione neuropsichiatrica infantile, mentre di fatto non tutti i bambini stranieri hanno un bisogno educativo specifico o un deficit cognitivo. C’è un vuoto rispetto agli strumenti per valutare una formazione adatta nell’accompagnare i bambini stranieri in questo percorso. L’associazione vuole trovare un canale affinché si possano fornire gli strumenti adatti per un percorso didattico positivo.

L’associazione lavora anche sulla tematica dei minori stranieri non accompagnati (MSNA). Si cerca di coinvolgere i minori in un contesto familiare per farli vivere momenti al di fuori della vita in comunità.

“Alternativa” organizza inoltre convegni con esperti e cerca il dialogo con le istituzioni.

Infine seguono e supportano la pratica giuridica dei migranti per facilitare la collaborazione giuridica fra il Paese d’origine e il Paese d’accoglienza.

Incuriosita dalla sua professione di mediatrice le ho chiesto poi di spiegarmi meglio la sua attività lavorativa e in che modo rientri nell’area culturale. Bouchra mi ha spiegato che il servizio di mediazione viene erogato nel suo caso dalla cooperativa Ruah in collaborazione con altri enti come il comune di Bergamo, le scuole e i servizi sociali. Ci tiene a specificare che la mediazione non si focalizza in un singolo ambito, ma ha diverse aree di intervento; si dedica a minori come ad adulti e a famiglie accolte.

Il mediatore è una figura professionale fondamentale all’interno della nostra società; a partire dai più piccoli interventi all’interno delle scuole (esiste il cosiddetto mediatore ad hoc, un professionista che parla la lingua madre del minore e svolge un ruolo fondamentale per facilitare l’interazione tra il gruppo classe e i docenti e per costruire un piano educativo individualizzato) a quelli più di emergenza. Ci sono poi diversi progetti di mediazione in sperimentazione. L’obiettivo sarebbe di includere in tutti servizi la figura del mediatore; come nel caso dell’ospedale. Attualmente ci sono figure all’ospedale Papa Giovanni XXIII, al Bolognini di Seriate e in alcuni centri socio-assistenziali e/o sanitari come consultori, CPS (Centri Psico Sociali) e neuropsichiatrici infantile.

In passato era stata introdotta anche la figura del mediatore territoriale a Bergamo, che operava in particolare al Parco Olmi. Era stato posizionato un mediatore fisso che lavorava con le famiglie che frequentavano il parco. È stato un punto di riferimento importante grazie al quale le famiglie straniere riuscivano a intessere relazioni con altri operatori sociali per avviare strategie efficaci. È stata una figura ponte indispensabile per prevenire le casistiche d’emergenza.

Affinché il progetto di mediazione funzioni, sottolinea Bouchra, è importante essere mediatori qualificati. Per questo lei stessa ha spesso svolto corsi di formazione. Da studentessa di Lingue presso l’università Bergamo, riconosce che al pari della formazione in materia linguistica è importante anche la formazione culturale e pratica del suo lavoro.

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