La kickboxing di Supreme Fight Team
Speciali & extraAlice Bendotti
01 marzo 2021
La kickboxing di Supreme Fight Team
Sono già passati due anni da quando dietro spinta di un’amica decido di recarmi alla palestra del Patronato dove da poco Supreme Fighting Team organizza corsi di kickboxing, sia a livello amatoriale che agonistico.
Subito rimango colpita dalla calorosità con cui vengo accolta, esco da un periodo tosto e, guardandomi intorno mi accorgo che qui c’è davvero spazio per tutti. Me lo confermano Elena Andreoletti ed Elio Pinto, i fondatori di una palestra che promuove un modello di sport sano ed inclusivo, nata in un luogo speciale della città spesso dimenticato. “Siamo approdati al Patronato un po’ per caso, grazie a Don Marco e spesso ci chiedevamo perché le persone scegliessero noi ad altre palestre” esordisce Elio.
La risposta a questa domanda arriva proprio quando chiedo loro qual è il valore aggiunto di SFT, mi rispondono all’unisono “Il gruppo: noi veniamo qui per stare bene e per fare questo occorre che anche chi viene si senta bene; quando vediamo che le persone chiacchierano negli spogliatoi, fanno cose insieme, si aiutano durante l’allenamento, noi siamo felici; se Luca Mameli che è il mio miglior atleta agonista esce con il muso per me è un allenamento buttato; al di là della performance non c’è niente di più bello che vedere una palestra con un GRUPPO che si diverte” sono solo alcuni stralci delle parole di Elio ed Elena che con grande fierezza raccontano di come hanno messo in pratica i principi su cui hanno fondato la palestra: rispetto dell’altro, inclusione, convivenza.
Con orgoglio citano il progetto con la scuola del Patronato i cui studenti spesso presentano fragilità, il percorso con le ragazze della Comunità Agatà e, ancora, con gli oratori. Tutti accomunati da un unico scopo: supportare adolescenti fragili, spesso esclusi da altre realtà sportive, nella gestione dell’emotività e della fisicità; trovare un gruppo accogliente li ha aiutati a lavorare sull’autostima, a trovare un posto dove sentirsi bene, a prescindere dal paese d’origine o dal contesto di marginalità in cui talvolta si trovano.
All’interno del gruppo ci sono persone di vari paesi, religioni, abitudini ma c’è rispetto e condivisione; “per esempio, quando c’è Ramadan gli atleti musulmani me lo comunicano così che io possa gestire il ritmo d’allenamento; durante il progetto con la scuola del Patronato, alcuni durante l’intervallo pregavano e io facevo le mie cose, entrambi nel rispetto dell’altro... certo all’inizio è stato strano, non ero abituato ma poi è diventato normale”. Proseguono con orgoglio raccontando del progetto con l’Associazione Italiana Parkinsoniani di Bergamo con il quale è attiva una collaborazione innescata da Maurizio che, dopo aver provato varie palestre dove non si sentiva a suo agio, è arrivato da noi e trovandosi bene, ci ha proposto di dedicare un corso a persone con parkinson. Adesso abbiamo 10 iscritti, Covid19 non ci ha impedito di continuare on-line. Così come con tutti gli altri iscritti. “Sono un agonista ma da quando esiste Supreme, le mie soddisfazioni non vengono solo dalle performance degli atleti ma anche dall’impatto sociale che la kickboxing ha sulle persone che frequentano la palestra, in primis il progetto con parkinsoniani” conclude Elio; Supreme Fighting Teams è un esempio concreto di come lo sport se esercitato da leaders inclusivi può essere motore di educazione alla convivenza in una città dai Mille Mondi.
Chi c’è dietro a Supreme Fighting Team?
Elio Pinto
Pluricampione italiano, campione europeo Wako Pro, atleta azzurro per svariati anni. Ad oggi Direttore Tecnico della nazionale italiana juniores di kick boxing e di Supreme Fighting.
Elena Andreoletti
Istruttore federale e atleta da 20 anni di kickboxing, decide di dedicarsi all’insegnamento della disciplina Dojo Supreme per trasmettere la sua contagiosa passione, i valori sportivi, le competenze tecniche. In breve, offrire alle persone la possibilità di trovare un equilibrio armonioso attraverso questo sport meraviglioso.