Chi sono i veri maestri?
Mille mondi a scuolaRedazione Babel
01 marzo 2021
Chi sono i veri maestri?
di / Roberta Finazzi
«Il Coronavirus ci ha obbligati tutti a stare a casa e imparare a distanza, però è una bella cosa per imparare insieme»
«Voglio tornare a scuola perché mi manca incontrare le persone» «Adesso che studio a casa posso stare con i miei bambini»
«Quando torniamo a scuola?»
Ecco i pezzetti del puzzle da comporre per avere una vaga idea della complessità di una scuola che è, forse, ancora più particolare delle altre. Dal marzo scorso, chi si trova alle prese con l’apprendimento della lingua italiana ha visto la sua routine scolastica, già di per sé sui generis, stravolta.
Chi si occupa di questo insegnamento è abituato agli imprevisti e ai cambiamenti emergenziali, ma la singolarità della situazione ha disarmato anche loro, i docenti più camaleontici ed estrosi. E non è stato facile: non è stato compito facile spiegare che fra i parenti stretti non si potevano includere i cugini di secondo grado della zia, che era meglio evitare per un po’ di offrire alla vicina il couscous che le piace tanto, che se le persone non accettavano più i loro inviti, non si dovevano offendere. Con l’avvento della didattica a distanza, sono emerse difficoltà di diversa natura, da quelle materiali a quelle legate alla difficoltà di gestione di una lezione così diversa dalle solite. Sono però anche venuti alla luce altri aspetti: quando le lezioni erano in presenza, non tutti avevano la possibilità di acquistare il biglietto del treno tre o quattro volte alla settimana, non tutti potevano lasciare a qualcuno i loro figli, non tutti godevano di una agilità lavorativa che permettesse di conoscere con precisione gli orari in cui si è impegnati. Quasi tutti, invece, possiedono uno smartphone per comunicare con la loro famiglia, e la maggior parte ha una rete di conoscenze ed amicizie per cui è facile trovare qualcuno disposto a ‘prestare’ il wi-fi. Ci siamo quindi trovati ad avere una scuola fatta di mamme che seguono le lezioni mentre allattano il loro figlio; di ragazze e ragazzi che si collegano dalle loro case o da quelle di amici, dal proprio lavoro mentre tagliano i capelli ad un cliente o cucinano; mentre sono in fila alle poste o in qualche altro ufficio pubblico.
In tutti c’è la speranza di tornare presto a scuola, l’impegno e la fatica di questi studenti però hanno fatto capire che la scuola che desideriamo e a cui sogniamo di tornare, è importante iniziare a costruirla adesso, usando, al meglio, i pochi (o tanti) strumenti che abbiamo a nostra disposizione. Perché gli strumenti davvero indispensabili per la scuola sono il bisogno e il desiderio. Per aspera ad astra, facendo del “bisogno” la molla verso il “sogno”.