Sant'Alessandro, la storia di un patrono straniero

Sant'Alessandro, la storia di un patrono straniero

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Redazione Babel

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01 dicembre 2021

Sant'Alessandro, la storia di un patrono straniero

Il 26 agosto è la festa del patrono della città di Bergamo, Sant’Alessandro, la cui storia merita di essere raccontata.

di / Davide Cornago e Valeria Di Gaetano

Secondo una leggenda che trarrebbe forza da una lettera di Eucherio, vescovo di Lione nella seconda metà del V secolo d.C., Alessandro faceva parte di una legione dell’Impero Romano venuta dal nord Africa, la legione tebana.
Proveniente da una delle prime zone di diffusione del cristianesimo, questa legione imperiale fu, secondo la tradizione, interamente cristiana.
Alla fine del III sec. d.C., la legione tebana fu spostata in Europa, per combattere i popoli che premevano ai confini ed impegnata nella repressione dei disordini interni, anche in alcune persecuzioni contro i cristiani.
Secondo la tradizione, però, la legione, guidata da quello che sarebbe poi diventato un altro santo importante in area alpina, San Maurizio, si oppose all’ordine imperiale di procedere alle persecuzioni e fu dunque decimata. Alessandro riuscì a fuggire fino a Bergamo, ma qui fu preso ed ucciso. Anche Maurizio fu catturato e ucciso, in quella che oggi è Sankt Moritz, in Svizzera.

Durante il Medioevo questa leggenda acquisì tanta importanza che non è raro trovare diverse immagini sacre oggetto di venerazione di un San Maurizio dipinto come tipicamente africano. Insomma, un santo nero, venerato nel cuore dell’Europa medievale. E, nonostante invece Sant’Alessandro sia sempre stato rappresentato biondo e con gli occhi azzurri, probabilmente l’aspetto del santo patrono bergamasco sarebbe stato molto più simile a quello di San Maurizio, il patrono nero dell’area alpina.

Al di là della leggenda, la storia del martirio di Sant’Alessandro ci racconta di una città che sceglie un patrono africano, un patrono straniero, un patrono diverso.

La giovane nobildonna che ne seppellì le spoglie, Santa Grata, non lo vide come straniero, ma ne colse la buona novella.
Ecco, oggi forse dobbiamo saper trovare la buona novella dove si presenta, anche e soprattutto nella diversità, anche in persone e situazioni che non riconosciamo immediatamente.

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