Il Triciclo? "La mia ancora di salvezza"

Il Triciclo? "La mia ancora di salvezza"

Mille mondi al lavoro
Redazione Babel

Redazione Babel

01 dicembre 2021

Il triciclo?

"La mia ancora di salvezza"

Cosa significa economia circolare? Come si può, concretamente, realizzare in esperienze di lavoro significative? Luciana e Aziza ci raccontano le loro storie e l’approdo al laboratorio del Triciclo.

di / Alice Bendotti

fotografie / Clara Mammana

"Il Triciclo? La mia ancora di salvezza e mi mancherà” esorta Luciana che, originaria di Viterbo, ha lavorato 30 anni in un’industria che nel 2009 ha chiuso. Approda al Triciclo nello stesso anno e comincia smistando vestiti, non senza difficoltà: “All’inizio è stato tosto, un gran casino, in un’industria tutto è meccanico e programmato, i tempi sono scanditi dai macchinari, qui era tutto diverso; poi ammetto che l’ambiente multiculturale non è stato subito facile: mentalità, culture diverse, modi di comunicare differenti... ma é seguita una reciproca accettazione e, col tempo, è arrivato anche lo scambio”.
Da qualche tempo Luciana, dopo un’incomprensione iniziale, lavora fianco a fianco con Aziza che ci racconta: “Arrivo al Triciclo dopo una brutta storia alle spalle, all’inizio anche per me non è stato facile, ho avuto difficoltà per la lingua, ma adesso va meglio, certo... ci sono tante cose che non conosco ancora, ma nella vita non bisogna mai smettere di imparare” aggiunge con decisione.

Ma spiegateci un po’, come funziona il processo di economia circolare che portate avanti ogni giorno?

Ci raccontano che gli oggetti arrivano dagli sgomberi delle case vuote all’interno di carrelli; a questo punto loro li smistano, controllano e puliscono; scartano (differenziando) ciò che non può essere riutilizzato e poi, mano a mano, inizia la (ri)generazione: “Prepariamo i tavoli d’esposizione con criteri tematici o cromatici” dicono entrambe con entusiasmo, a seconda del carico che gli arriva. “Tutte le mattine è una sorpresa”, così come lo è l’oggetto usato, penso ascoltandole narrare. Spesso ci raccontano che devono controllare su internet perché arrivano oggetti mai visti prima. Con entusiasmo contagioso ci raccontano dei clienti del Triciclo: “Si va da collezionisti ad artigiani, passando per famiglie indigenti e molto altro. C’è una signora che viene ed acquista le scatole di latta, ma non vuole conoscerne il contenuto fino all’arrivo a casa”.

Questa cosa mi colpisce, fa riflettere sul desiderio di volersi ancora sorprendere, sentire il brivido dell’ignoto in una quotidianità che è sempre più prevedibile e programmata. Il laboratorio rappresenta una possibilità di riscatto che accomuna gli oggetti venduti e alcune persone che ci lavorano.

Stiamo per uscire quando incontriamo di sfuggita la responsabile Paola che in due battute sintetizza il suo punto di vista sul Triciclo: “È un luogo metafisico; qualsiasi cosa che nella realtà sarebbe impensabile, qui esiste”.
Si potrebbe definire così lo spirito che anima luoghi come questo, dove qualsiasi oggetto riprende vita, così come le persone che se ne prendono cura. I luoghi come questo sono, infatti, capaci di rigenerare vita, nel bene e nel male, con tutte le complessità che nessuno ci nasconde.

“È un’araba anomala”, commenta Luciana; “È un’italiana dura” controbatte Aziza. Ridono entrambe e aggiungono “Alla fine di carattere siamo uguali, entrambe molto impulsive, ma col tempo abbiamo trovato il nostro equilibrio”. Con noi ci sono anche Michela, Daniela, Bahija e, da quando è arrivata Paola, siamo proprio una bella squadra.
Quante lingue si parlano qui dentro, ragazze? “Troppe”... scoppiano a ridere entrambe... “Ognuno parla le proprie, ma alla fine ci si capisce; io non ho più un dialetto, faccio un gran mix... Ah, Aziza, te l’avevo detto che ho fatto un corso di arabo?” Chiude Luciana prima di scattare la bellissima foto che trovate su questo numero.
Questa è l’economia circolare che si promuove da quasi 30 anni in questi spazi. Le difficoltà sono davvero molte, il mercato è spietato, ma si decide di continuare ad investire su riscatto, inclusione ed ecologia... d’altro canto è da qui che è nato tutto.

Triciclo nasce nel 1997; è un laboratorio che oggi fa parte dell’area Economie di Solidarietà di Cooperativa Impresa Socia- le Ruah. Si occupa di recupero, riciclo e riduzione dei rifiuti e di conferire nuove vite ad abiti e oggetti usati.

Si coltiva questo processo attraverso un’attenta raccolta e selezione, svolta da persone a contratto che hanno vissuto o vivono difficoltà socio-economiche.

Articoli recenti