Due Natali sono meglio che uno

Due Natali sono meglio che uno

Molte fedi nella preghiera
Redazione Babel

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01 marzo 2022

Due Natali sono meglio che uno

LA COMUNITA' UCRAINA A BERGAMO

di / Noha Tofeile e Nadia El Ghaouat

Sono arrivato in Italia per studiare Teologia all’Istituto Orientale a Roma. Terminati gli studi, mi sono fermato per servire i miei connazionali, prima per sette anni tra Caserta e Napoli e poi per sei a Brescia. Dopo queste esperienze, sono tornato in Ucraina per due anni fin quando mi è stato proposto di servire la comunità ucraina qui a Bergamo, poiché al parroco era scaduta la convenzione e serviva qualcuno che parlasse italiano».

Ci parli di più sulla sua comunità qui a Bergamo.

«Sfortunatamente, non appena sono arrivato è scoppiata la pandemia e non ho avuto modo di conoscere a fondo i membri della mia comunità. Inizialmente, abbiamo gestito le messe online. Solo negli ultimi sei mesi abbiamo ripreso a riunirci per la messa, celebrata all’aperto in oratorio. Grazie ad alcune testimonianze, posso raccontarvi che la comunità si è formata circa vent’anni fa ed è cresciuta con il tempo. Prima capitava di seguire la messa con altre parrocchie a domeniche alternate. Con il tempo la frequenza delle messe è aumentata e ora si celebra in lingua ucraina nella chiesa del Santo Spirito. Ad oggi, ogni domenica, partecipano 120/130 fedeli, tra cui anche molti giovani».

A proposito di giovani, come comunica con loro?

«Con i giovani è più difficile comunicare ed avvicinarli alla Chiesa. Per noi, i ragazzi sono molto importanti, infatti sosteniamo anche diverse scuole in collaborazione con la Chiesa, per mantenerli in contatto con la cultura, la storia e la lingua di origine. Inoltre, prima della pandemia spesso venivano organizzati eventi che li coinvolgevano, presso il patronato San Vincenzo. Per ora, oltre alla messa, le altre attività sono tutt’ora sospese. Io collaboro con l’ufficio migranti, con don Sergio e anche con questa parrocchia. Spesso partecipo ed aiuto nella celebrazione del rito latino».

Quindi quali sono le differenze tra il rito occidentale e quello orientale?

«Il nostro è cantato, anche i vespri. La messa dura circa un’ora e mezza e in occasione delle feste, fino a quattro ore. Inoltre, noi prepariamo i doni per l’offertorio sull’altare laterale prima della messa e non durante. Un’altra differenza riguarda la comunione. Al posto dell’ostia, usiamo la “prosfora”, un pane da noi preparato sui cui è impressa la scritta IC XC NIKA, (Gesù Cristo, colui che vince). La si taglia in piccole parti e la si offre unita al sangue di Cristo, quest’ultimo distribuito con un cucchiaino da un calice. Sono piccole differenze, ma in realtà l’essenziale – credo e sacramenti – non cambiano».

Domani, 7 gennaio, sarà Natale. Come viene celebrato e quali differenze ci sono rispetto alla tradizione latina?

«Esatto. Oggi, il 6, si cena con la famiglia: i membri si riuniscono e cantano canzoni natalizie e il giorno di Natale è dedicato alla visita ad amici e parenti portando in dono il pane fatto in casa. Dato che in Italia il 7 gennaio non è festivo, poche persone possono permettersi di partecipare alla messa Natalizia. Per questo, oggi abbiamo celebrato la mes- sa prefestiva e domani, per chi può, ci sarà quella di Natale. Ho notato una differenza tra Ucraina e Italia: in Ucraina, pur celebrando il Natale il 7 gennaio, anche il 25 dicembre è festa nazionale, per rispetto dei fedeli di rito latino. È un giorno libero in più, con il fine di ritrovarci spesso a celebrare anche quello. Alla fine, due Natali sono meglio di uno, no?»

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