Ambasciatrice di Bergamo nel mondo

Ambasciatrice di Bergamo nel mondo

Speciali & extra
Redazione Babel

Redazione Babel

01 febbraio 2020

Ambasciatrice di Bergamo nel Mondo

Sistah Awa

23 anni, di Dalmine, è già una promessa del raggae internazionale.

Da Dalmine al Rototom Sunsplash di Benicassi

Barcellona , Berlino, Basilea. I più vicini: Milano, Brescia, Torino. Sono solo alcuni dei palchi che quest’estate hanno visto protagonista Awa Fall, in arte Sistah Awa. Solo uno in “casa”: all’Ambria Music Festival insieme alla Smoke Orchestra, la band che accompagna anche Nina Zilli. La giovane promessa del reggae italiano ha girato in lungo e in largo la penisola e l’Europa, in molti festival dedicati alla musica in levare, ma non solo. Voce black calda e potente, testi in inglese, una “stanga” di un metro e 87, si fa fatica a immaginarsela bergamasca. Ma Awa, 23 anni il prossimo ottobre, è di Dalmine, figlia di un’italiana e un senegalese. «Grazie alla musica ho scoperto le mie radici – ci racconta, tra una data e l’altra del tour – ed è stata la svolta della mia vita perché ho trovato la mia identità». Awa ha sempre amato cantare e con la zia Valentina ha calcato i primi palchi, ancora minorene.

«Da ragazzina ascoltavo un po’ il reggae e le canzoni che narravano la ribellione, anche perché mi sono mancati dei punti di riferimento nell’adolescenza - continua -, poi a 18 anni ho deciso di partire da sola e scoprire il Senegal. Lì ho conosciuto i miei nonni e sono stati fonte di ispirazione».

Da quell’incontro con la metà di sé sconosciuta non si è più fermata. Centinaia di concerti (perfino al Rototom Sunsplash, il più grande festival reggae europeo, patrocinato dall’Unesco) e due dischi, l’ultimo “W.O.W. Words of wisdom” (Perle di saggezza) prodotto da Bonnot, al secolo Walter Buonanno, compositore e polistrumentista internazionale, nonché membro degli Assalti frontali.

«Ho creduto molto nella musica, mi sono aggrappata ad essa ed ora voglio essere portavoce di coloro che non riescono o non possono farsi sentire». E sull’essere “ponte” tra culture, la ricchezza che l’ha ispirata nelle sue canzoni, ammette: «C’è chi mi ha etichettata come “nera”, chi mi ha giudicata e ne ho sofferto, ma non conoscono la mia storia. Ora non ci bado, a me piace saper leggere e guardare tra le sfumature delle persone».

Awa ci racconta che sta lavorando al nuovo disco, con una novità: «Sarà in italiano per raggiungere meglio il pubblico di casa».

instagram: @awafall.official

Articoli recenti