A scuola di Integrazione

A scuola di Integrazione

Mille mondi a scuola
Claudia Norbis

Claudia Norbis

01 giugno 2022

A scuola di integrazione

di / Claudia Norbis

Grazie alla maestra G., insegnante presso una scuola primaria in provincia di Bergamo, ho avuto la possibilità di incontrare e co- noscere la storia di D. È attraverso la sua storia che migliaia di bimbi come lui ci parlano del loro vissuto.

Una circolare di inizio aprile avvisa gli insegnanti che dal giorno seguente un bimbo proveniente dall’Ucraina sarà inserito in 2B. D. ha 9 anni, viene dalla provincia di Kiev ed è arrivato a Bergamo perché alcuni parenti italiani lo possono ospitare. Non è solo, è accompagnato dalla madre, mentre del padre non si sa molto, si può solo ipotizzare dove possa essere.

Viene inserito nella classe che frequenta anche suo cugino, un anno più piccolo di lui, per cercare di rendere l’accoglienza a scuola, una scuola diversa dalla sua, più facile per lui che, oltre ad aver lasciato la sua casa, ha lasciato fisicamente anche la sua quotidianità, in Ucraina. Sì, fisicamente; perché D. continua a frequentare anche la sua scuola e i suoi compagni online; lui in Italia è “in vacanza”, “di passaggio”. Se la sua interprete, che gli insegnati della classe che lo sta accogliendo sono riusciti a chiamare a scuola come volontaria, gli chiede se ha voglia di imparare l’italiano, D. risponde di no, perché la sua scuola è quella in Ucraina: lui è qui solo temporaneamente, a che serve imparare una lingua quando si è in vacanza?

In vacanza ci si diverte, si gioca, si conoscono nuovi amici...
Per i suoi compagni italiani la sua figura non rappresenta quella di un “povero bimbo in fuga dalla guerra”, non c’è pietismo nei loro sguardi. È il “bambino ucraino con il nome difficile” e questo provoca una certa attrazione e una profonda curiosità, la stessa che provocherebbe l’arrivo di un qualsiasi compagno nuovo. E se inizialmente i coetanei pensavano che D. in Ucraina non facesse le stesse cose che fanno i bambini in Italia, questa idea è cambiata grazie all’arte più antica e che unisce più di tutte: il gioco. Ecco un bell’insegnamento: un nuovo compagno, da conoscere e con il quale confrontarsi, seppur con un grande ostacolo che viene dalla lingua, ma pur sempre un bimbo come loro.

La maestra G. racconta che gli insegnati hanno subito elargito comprensione e sorrisi dal momento che l’obiettivo principale è stato fin dall’inizio quello dell’integrazione, e non quello puramente didattico. Ora lo step successivo potrebbe essere quello di far seguire al bambino un corso di alfabetizzazione ad hoc. In questo modo potrebbe acquisire diverse competenze continuando a mantenere il suo indirizzo scolastico di partenza. In Ucraina, infatti, frequenta una scuola a indirizzo informatico, materia per la quale mostra buone capacità e una grande scioltezza.

Forse, partendo dalla sua passione, D. potrà percepire la sua “vacanza italiana” un po’ più utile. Buon lavoro D.!

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